domenica 7 aprile 2013

Storie di vita vera n. 2

"Spero ti piaccia," fa lei, rossa in viso, avvicinandosi a lui, "ho preso il profumo nuovo pensando a quello che piace a te".
Lui sorride, volgendo con un dito il suo viso e posandole un bacio sulle labbra, e stringendola a se.
"Questa sera" risponde dopo qualche istante, togliendole una ciocca di capelli dal volto, "avrai addosso l'unico odore che voglio tu abbia, quello del mio gran cazzo". Poi si afferra il pacco e lo scuote per bene, prima di tornare ad abbracciarla.
Lei lo bacia ancora, si stringono ancor di più.
Qualcuno sussura un 'ti amo', forse.

Sì, i miei ragazzini stilnovisti sono tornati.



giovedì 7 febbraio 2013

La vicina grillina



Nella mia via, non esistono persone normali.
Abbiamo il gattaro che passa le giornate a seguire tutti i randagi della zona (non li sfama, non gli dà da bere, non li accarezza, li segue e basta), il texano pazzo con pick-up, giacca nera con le frange, cappello da cowboy e vecchio come Noè, i ragazzini diversamente eleganti (vedi storia inaugurale del blog) e via discorrendo. Non ci manca nulla.
Uno dei peggiori soggetti è una vicina di casa, che infesta un antro un paio di piani sotto di me. Per anni, questa signora se ne è stata relativamente buona, salvo qualche sproloquio sugli “imminegri” (cit. testuale) che le rubavano le cose (sorpresa, era il figlio), qualche altro sproloquio su Berlusconi salvatore del mondo conosciuto e il marito –unico elemento sano in quella casa- che un bel giorno è uscito a comprare le sigarette, è tornato a casa, l’ha mandata a farsi benedire e mai nessuno l’ha più visto.
Questa amabile signora vicina alla cinquantina, sana di mente e di buona famiglia –cosa che le leva ogni scusa- è entrata nelle mia vita un paio d’anni fa, all’alba dell’era di Apple. Un bel giorno, suona alla porta e chiede “del giovane che studia le cose lì, dei computer”. Per esclusione, devo essere io. La signora era entrata nell’era digitale e, a tempo zero, aveva tutta scodinzolante cliccato su ogni link con su scritto “Tu avere vinto Ipad! Ritira clicca qui ora tuo Ipad”, trasformando il pc in una sorta di enciclopedia britannica del virus malefico. Dopo due ore di inutili tentativi di rianimare la povera vittima, propongo di formattare il tutto e morta lì.
«Ha cliccato su un premio-truffa, signora. C’è da cancellare tutto.»
«Eh, ma non si può mica.»
«Guardi, altre soluzioni non ne vedo. Non sono un tecnico.»
La signora è irremovibile, non si cancella. Dopo mezz’ora, scopro il perché e le ginocchia cedono.
«Ho paura che poi perdo tutto.»
«Tutto cosa?»
«Ho vinto, l’Ipad, lì, quello colla mela.»
Cerco di spiegarle che non c’era nessun Ipad in regalo, che era una fregatura, ma vengo scacciato: sono invidioso perché non ho mai vinto niente e magari cerco pure di tenermelo io, l’Ipad. Rivedo quel PC due giorni dopo, nel cassonetto. Mi sa che l’Ipad non arriverà.
La dama non si vuol dare per vinta: PC nuovo, antivirus controvoglia e via, sulla rete. La sua mente si apre a nuovi orizzonti: il mondo è governato da mostri che creano i terremoti e usano le scie degli aerei per controllarle la mente. Arriva il primo sermone in ascensore (io, pirla, potevo salire da solo e l’ho pure aspettata, mannaggia a me): mi vede scettico, sa che mi sono appena laureato e «ma cosa ne parlo con voi, vittime dell’indottrinamento accademico, che non vi informate da chi le cose quelle lì che ti dico le sa davvero!» (cit. testuale, divento misantropo in quel preciso istante).


La rete è una forma di sapere inestimabile, pare. I telegiornali sono falsati, i giornali non li legge ma sa che lo sono, a parte “Chi”, cui è abbonata. Tra le perle con le quali ci delizia c’è un repertorio di teorie del complotto meravigliose, che nella mia testa appaiono in Comic Sans.


-          Se mangi alcalino non ti viene il cancro.
-          Se ti viene lo stesso, basta il pensiero positivo a farlo passare, o al più il bicarbonato.
-          I negri li han portati i comunisti ebrei in Europa per poter far sposare i ricchioni. No, non c’è un passo intermedio.
-          I comunisti ebrei comandano tutto e stanno abbattendo la popolazione mondiale perché ognuno c’ha un hobby e il loro è la cattiveria. Il fatto che la popolazione mondiale sia salita da sei a sette miliardi dipende dal fatto che non san fare il loro lavoro.
-          Nei vaccini ci mettono i chip per il controllo mentale. Le scie devono aver fatto sega.
-          La luna è un’astronave, dietro ci stanno le navi madre con le navette piccole.
Un pomeriggio inizia un discorso di elogio al Duce che ha fatto grande l’Italia, che non ci facciamo mancare nulla, perché se hai da mangiare e da bere allora anche se chiudi due giornali o deporti qualcuno va bene lo stesso. Le chiedo se avere lo stesso metro morale di un labradoodle l’aiuti a viver meglio, ma non recepisce.
Un anno fa, la svolta.
Grillo.
Grillo non è vittima dell’indottrinamento accademico, e se uno dei suoi si permette di fare il figo alla cazzo, lo sa mettere al suo posto. Per far parte dei suoi basta non andare in tv e non far nulla che a lui possa non piacere. Il metro morale del labradoodle si adatta alla perfezione. L’informazione vera è quella di Internet, perché chi studia giornalismo lo fa solo per incularti, e se si sbaglia pazienza, non son mica giornalisti! (cit. semitestuale).
Poche ore fa abbiamo salito le scale insieme perché l’ascensore era rotto. Notoriamente, scendere a buttare il pattume all’una di notte è normalissimo. Io stavo rincasando. Lei si muove lenta, con i cartoni vuoti e ingombranti in mano.
Parte l’affondo finale. Se i francesi e i crucchi vogliono i soldi dei debiti (che notoriamente si passano come quelli del Monopoli), basta stamparne altri. L’inflazione è una balla, quella tedesca è anticaglia inventata, che i libri di storia sparan solo cazzate, e comunque basta stamparli di nascosto, ma c’è da uscire dall’Euro, che l’hanno inventato per fregare l’Italia.
Siamo al primo piano.
Se Silvio ci ridà l’IMU, però, vota lui. Le faccio notare che a furia di tenere le tasse squilibrate l’hanno scorso è arrivata una mazzata evitabile, e che con Silvio sono aumentate. Poraccio, si vede che non poteva perché i comunisti gli rompevano le palle. Stavolta lo fa davvero, e le zecche voglion far sposare i froci. Le chiedo a lei che danno arrecherebbe. Balbetta qualcosa, ma cambia argomento a tempo zero.
Secondo piano.
E comunque, in Sicilia si son tagliati lo stipendio. Non ribatto nemmeno, perché mi servirebbero tre piani solo per spiegare la parola “demagogia”. Il mio avanzare dando testate alle pareti non la insospettisce. Dico che non farà differenza, e che l’ha fatto pure Chavez. Errore mio, Chavez è un eroe, ma io che ho perso tempo studiare i libricini mica ho letto i blog che ha seguito lei. Potrei colpirla, ma andrei in galera. Merda.
Terzo piano.
L’assalto finale mi disorienta. Mesi di Internet privi di firewall mentali in caps lock e Comic Sans mi aggrediscono per tutta la doppia rampa. Spuntano le parole NWO e Bilderberg occomecazzosiscrive, e comprendo che la resistenza è inutile, mi serve una via di fuga. Le chiedo se l’Ipad le è poi arrivato. L’ha preso da sola, risponde senza cogliere, ma gli abbonamenti ti inculano e c’erano 30 euro di sconto in un posto dimenticato da Dio e dagli uomini. Nota: fino a ieri lamentava il non riuscire ad arrivare a fine mese.
Quarto piano, si ferma. La porta è pure vicina alle scale. Saluto mentre si volta, «Sa, t’accompagno fino al sesto, che due cose in più saperle ti fa bene?»
Le risponde il suono, lontano, di quattro mandate.
Che diamine, i Bildercosi non mi pagano abbastanza per tutto questo, domani mi sentono.

venerdì 18 gennaio 2013

From Ovada with Love

L'inverno del 2006/2007 fu piuttosto freddino, ma avevo appena preso la patente e non sarebbero stati pochi gradi sotto zero a impedirmi di godere della mia nuova libertà di movimento.

Circa tre giorni dopo aver preso la patente, io e un mio amico ci mettemmo in marcia in autostrada verso Ovada, per andare a un torneo a coppie di un noto di gioco di strategia fant in un locale molto trendy incredibilmente pieno di figa.

Ora, arrivare a Ovada in autostrada è una missione a prova di imbecille, anche per un neopatentato. La strada è dritta, larga, e tra gli autovelox e (oggi) il tutor non c'è nessuno che tira troppo, quindi arrivammo in un ora e mezza a destinazione, dopo essere riusciti a perderci un paio di volte appena usciti dal casello.

La giornata andò bene: i miei prodi cavalieri e i suoi posssenti nani ci garantirono la quarta posiz entrambi rimorchiammo alla grande e facemmo tantissimo sesso, dall'alba al tramonto.

Ora, quando si sta al chiuso per elevati lassi di tempo, si verifica una situazione tale per cui le condizioni meteo esterne diventano assolutamente impossibili da verificare. All'uscita, la tiepida zona collinare e premontana si era traformata in un inferno di ghiaccio e neve. 



Poco male, penso, prima o poi avrei dovuto imparare a guidraci sopra. Doveva anche aver piovuto, perchè l'asfalto era pieno d'acqua.
Il mio compagno esce e si lancia, saltellando e bestiammiando iddio e tutti i santi, verso la macchina. "Che pirla", penso seguendolo, affondando fino alle caviglie in un gelida pastura di acqua e neve sciolta. Doveva aver piovuto sopra alla neve, rendendola indistinguibile dall'asfalto bagnato. In qualche modo arrivammo alla macchina, con piedi, scarpe, calze e calzoni impegnati d'acqua gelida, che lanciammo dietro. Mi asciugai non ricordo come, e cercai di mettere in modo, ma c'era troppa neve e il mezzo era bloccato, con il parabrezza ghiacciato e ricoperto di neve.

Il mio collega si sporse da finestrino e in qualche modo pulì la sua metà di vetro, cosa che rimise in funzione i tergicristalli. La station wagon di mia madr  La mia Porsche allora riuscì a rimettersi in marcia, sebbene guidare con i piedi nudi a -8° sia un'esperienza di vita che non mi sento di consigliare ad anima viva.

Giunti al casello, ci infilammo nel deposito mezzi comunale, ove decidemmo di arrenderci. Telefonammo a casa, assistemmo al passaggio dei mezzi da neve e impietosimmo il custode, che avrebbe dovuto farci sloggiare. I miei vennero a prenderci, con scarpe e calzini. Uscii di casa, febbricitante, solo un paio di settimane dop Ovviamente le ragazze rimorchiate ci fecero strada fino a casa e, dopo aver nuovamento fatto sesso con noi in segno di saluto e rispetto, si accomiatarono da noi pregandoci di portare preso di nuovo da loro la gioa della nostra sana virilità.

O quello, o invocai mia madre e la morte svariate volte fino al rientro. Ora non ricordo.

domenica 13 gennaio 2013

Picchiami! Picchiami! PICCHIAMI!

Ho vissuto per tre anni a Torino, da bravo studente fuori sede.

Dopo aver visto una mezza dozzina di appartamenti faraonici a prezzi esorbitanti, ne trovo uno in via Cernaia, in pieno centro, a meno diduecento metri dalla stazione. Credo sia pressochè impossibile trovare un appartamento in una zona migliore, per uno studente. Avevo sotto casa, tutto nel raggio di cinquanta metri, due edicole, una panetteria, una macelleria, una pescheria, una formaggeria e un supermercato con un banco gastronomia che farebbe la gioia di Gordon Ramsey.

L'appartamento è ricavato da una mansarda, 20 metri quadrati a 380 euro al mese: un prezzo onesto, considerando la posizione e i servizi.

I primi problemi iniziano quando installo il televisore, che prende più o meno solo 7Gold, cosa che mi ha fatto maturare una discreta cultura in western anni'60 a basso costo, e proseguono quando faccio la splendida scoperta che dal lavandino della cucina quasi non esce acqua. Questo sarebbe un problema minore, ma se aggiungiamo al piatto un soffitto a spiovente che ha cercato di uccidermi tre o quattro volte, un delicato odere di muschio in bagno e una doccia di fatto inutilizzabile, otteniamo come risultante un luogo che sicuramente non si guadagnerà le cinque stelle lusso nella mia classifica personale dell'abitabilità, ma quanto poteva importarmi? Stavo bene, tutto sommato, la cucina andava che era una meraviglia e nessuno mi rompeva le palle. Avevo anche un secondo letto per quando veniva a trovarmi la mia morosa ed ero in posizione privilegiata per raggiungere qualsiasi punto della città.

L'unico, vero neo della faccenda erano i vicini di casa. Lo giuro: ho più volte pensato di essere finito in una sit-com.

C'era il discotecaro che ascoltava un qualche DJ del cazzo a palla alle tre del mattino e il suo dirimpettaio che lo minacciava con un coletllo da macellaio.

C'era la ragazza che gestiva un traffico di "strumenti di piacere" e la studentessa strafatta che correva invece di camminare alle sei del mattino.

C'era l'idiota con una scimmia in casa che faceva casino, come un metronomo, dalle ore 19 alle ore 21, feriali inclusi. Credo l'inchiappettasse.

Una sera, mentre stavo cenando con la mia ragazza, abbiamo iniziato a sentire dei suoni abbastanza inquietanti provenire dall'appartamento accanto al mio. Colpi, colpi su colpi, e grida strozzate.

-Picchiami!, Dai, Picchiami!-

Urla una voce di donna. Inizio a preoccuparmi, quando inizio a distingue melio i suoini-

-Sì, porco maiale, picchiami! Picchiami! PICCHIAMI!-

Io e la mia dolce metà non ci siamo nè guardati nè parlati per una buona mezz'ora, poi siamo scoppiati a ridere.
Il mattino dopo, ho visto uscire dalla porta accanto una signora sulla sessantina. Con movenze indolenzite, un paio di lividi e l'aria solare.

Sono cose che segnano.




giovedì 10 gennaio 2013

I dieci perdono, la donna vince

Parigi, settembre 2011.

Se dovete andare a Parigi, fatelo a Settembre. Non fa caldo e non fa freddo, e con il cielo spesso grigio riuscirete a scoprire i colori veri della città, quelli che risaltano solo se spiccano nel grigio perfetto dei palazzi.

Stronzate cromatiche a parte, a Settembre i prezzi sono bassi e non si fanno le code perchè c'è pochissima gente, e questo vale anche per i pezzi da 90 della città, dalla Tour Eiffel a Disneyland. La verità e che si sta da dio, senza torme di turisti che vanno a vedere il Louvre senza distinguere la Gioconda dal cartello che ti indica dov'è il cesso.

Io e la mia ragazza siamo in vacanza per festeggiare le nostre meravigliose lauree triennali. Lei ha fatto la tesi sui sassi colorati e io sui nazisti che giocano a Warcraft, riassumendo, quindi un po' di svago ce lo siamo meritati. 
Stiamo passeggiando sugli Champs Elysee, diretti a) all'Arco di Trionfo e b) al disneystore più cazzuto della zona, quando vedo un capanello di persone riunite attorno a un tavolinetto. Dietro c'è un ragazzo arabo, all'incirca della nostra età e ben piantato, che fa girare con rapidità funambolica carte da gioco e pezzi da 50 euro, invitando in un francese solo un po' meno stentato del mio i presenti a giocare. Un paio sorridono, la maggior parte ha le palle girate perchè si sta mangiando la tredicesima. 
Riconosco il gioco delle tre carte: i dieci perdono, la donna vince.

Vedo un tizio farsi largo, sento che parla italiano, fino a piazzarsi di fronte al tavolo con qualche cento euro in mano. Il pollo di turno, siore e siori, penso.

Un nostro concittadino lo placca al volo.

-Amico- attacca -è meglio se ti allontani.-
-Mi scusi?-
-Eh, tra connazionali ci si aiuta, eh, questo qua la frega. So come fanno, io-

Il giocatore sorride, torna al tavolo, sorride al ragazzo che fa le carte.

-Non capisci un cazzo di quello che dico, eh?-

Il giovane risponde in franco-arabo con una frase prefatta. Il signore si gira verso il suo salvatore, ridendo e sventolando un pezzo da cinquanta.

-Oh, lo so che vuole fregarmi. Il punto è che 'o scugnizz acca, un sa che a Napoli così c'ho campato pe' dieci anni, quando ero nu guaglione-

(nota: potrebbe non aver detto proprio così ma fotte sega, già parlo a malapena il casalese)

Scoppio a ridere, ho un nuovo supereroe preferito e posso procedere. In lontananza sento le grida di incoraggiamento ed esultanza degli altri giocatori.
Ah, Parigi.

martedì 8 gennaio 2013

Sgrat Sgrat Sgrat

Qualche secolo fa, mi ritrovai in vacanza in montagna, dove vado di solito, con un gruppo di persone pressochè sconosciute. I miei amici dovevano ancora arrivare o se ne erano già andati (non ricordo cos'ho mangiato un'ora fa, figurarsi se mi ricordo 'sti dettagli), e iniziai a frequentare un gruppo eterogeneo di ragazzini nella mia stessa situazione. 
Fu l'inizio di una meravigliosa amiciz Giuro, ricordo a malapena che facce avessero. C'era un tizio che mi ero fatto amico perchè giocava bene a PES e lo volevo assieme nei doppi, due fratelli dalla nazionalità imprecisata (tedeschi, forse, ma mi sto basando sul loro favoloso look incentrato su sandalo&calzino, e questo in effetti è un po' razzista), due tizi inutili e due ragazze che avevano fatto da focalizzatore per il gruppo intero. 
Una era carina, l'altra, beh, qualcosa di più. Bukowski l'avrebbe definita "un gran pezzo di sorca di classe", credo, e ci avrebbe preso in pieno.
Qualche giorno dopo, uno dei due svizzeraustrotedeschi (che avevo ribattezzato Goebbels) mi si sedette vicino mentre me ne stavo a leggere "Il Silmarillion" sul prato di fronte al campo da calcio.
-Alberto, pozzo kiederti una kosa? O ztai ztudianto?-
Ritiro il libro e mi preparo al peggio. All'epoca ero convinto che chiunque attaccasse bottone con me lo facesse per sedurmi, uomo o donna che fosse, non chiedetemi il perchè, ma Goebbels non era il mio tipo.
-Da qualke giornata, zto pensando di amare Zerena (la sorca di classe, nda), e lei... lei zi tocca-
Manifesto stupore.
-Lei, uhm, cosa?-
-Zi tocca la pazzera, kome dite voi, la fika, la...-
-Mi sono fatto un'idea, grazie.- 
Fortunato bastardo, penso
-Sekondo te, koza buona, ja? Io piace, ja?
-Non sembra una cosa cattiva, Gob.-
-Gob?-
-Lascia stare. Buttati, falla tua, o come dite voi in... in... di dove sei, già?-
-Allora io ama, eh? Io va da lei e dice ke ama!-
Seguo il mio amico con lo sguardo, mentre si avvicina al tavolo del bar del posto dove Serena è seduta. Attaccano bottone e, Cristo santissimo, lei se la tocca ogni venti secondi davvero. Goebbels fa il piacione e lei ride, ma è in imbarazzo (smetti di menartela, diamine, non sta bene!), e vanno avanti così fino a ora di cena.
La sera non li vediamo, e nemmeno Hummels, il fratello di Goebbels, ha idea di dove sia il fratello, ma anche lui ha preso l'abitudine di massaggiarsi il pacco mentre parla. I miei amici arriveranno entro un paio di giorni e potrò mollare questo branco di erotomani, penso, mentre passiamo la serata a fare a gara chi riesce a tenere più patatine in bocca contemporaneamente.
Due giorni dopo, al campo, noto cose strane.
Serena si gratta amabilmente già dopo dieci minuti che è arrivata. Dalla direzione di Goebbels arriva uno sgrat sgrat sgrat continuo, e fa sgrat sgrat sgrat pure l'altra tipa (il nome non lo ricordo e non merita un soprannome). 
No -penso io, sagace- non è possibile.

 
Hummels se ne va in bici e lo vedo che si sgrattasgrattasgratta la zona inguinale rischiando di cadere ogni dieci metri. I due tizi inutili sono a casa, perchè "non stanno bene". Il calciatore se la ride, poi mi spiega: i nostri cari amichetti sono infestati dalle piattole più delle fognature di Manhattan.
Hummels ha preso le piattole nella sua terra natia, si è trombato Serena e gliele ha attaccate. Serena, donna di classe, per non ammetere il suo problemino si è fatta ciavare da Goebbels, che ha evidentemente frainteso (si era giovani e ingenui) i suoi ammiccamenti genitali. Hummels si è portato a letto pure l'amica di Serena, lasciandole in dote una colonia di Alien nelle mutande.
I tizi inutili devono aver preso lo stesso problema da qualcuno lì in mezzo, e francamente non voglio sapere da chi. Io ho letto il Simarillion.

Gli elfi almeno non si grattano, penso io.
Il mio pene non mi ha ancora perdonato.

lunedì 7 gennaio 2013

Maialismo in cam

Alcuni amici dei miei hanno una figlia quattordicenne, attualmente in prima liceo.
La ragazza è sempre stata trattata con rigore ed educata con mano ferma e decisa: per dirne una, se torna a casa sfatta e ubriaca alle quattro del mattino di venerdì sera, povera cara, è più che naturale che la madre faccia il cazziatone alle madri delle amiche perchè traviano la sua pargoletta, la quale viene poi ovviamente consolata con un paio di scarpe nuove. O con dei soldi, se non c'è tempo da perdere.

La giovane (che da qui in avanti chiamerò Samatha perchè mi stanno finendo i pronomi, e perchè il nome vero ha un grado di tamarrismo tutto sommato simile) non è uno splendore. Per la carità, è magra e non fa del tutto schifo, ma tra l'età e le scarse doti naturali non è una per la quale si farebbero follie.

Qualche mese fa, la vita della simpatica fanciulla subisce una drammatica svolta: scopre l'esistenza del pene.

Qualunque maschio che sia stato quattordi/sedicenne sa che a una ragazza non del tutto orribile trovare un maschietto con cui tentare un rituale riproduttivo è relativamente facile, nel senso che i maschi quattordi/sedicenni sarebbero diposti a trombarsi pure un cammello, pur di dimostrare agli amici di poter essere dei perfetti maschi alfa, ma Samantha è ingenua e insicura. Vuole un uomo solo per farsi bella con le amiche, ed è in fase depressiva -cosa che abbassa enormemente i suoi standard minimi di qualità- perchè ha infine scoperto di non poter usare il caps lock quando parla a qualcuno senza uno schermo in mezzo.

Il bersaglio designato sarà qui chiamato Brandon, del quale non so il vero nome. Brandon ha sedici anni ed è un tipo in gamba: alle medie l'han bocciato solo due volte, e la seconda giusto perchè ha pisciato sul registro, a detta sua. Lo incontro per caso e mi viene indicato dalla mia fonte, un'amica della sorella di Samantha, che mi ha pregato di tenermi la vicenda per me e che ringrazio per la sua ingenuità.
Le scarpe, larghe e slacciate, si intravedono sotto un paio di brache in simil-jeans di tre taglie troppo larghe, strappate probabilmente a mano qua e là. Ha una felpa anch'essa troppo larga, e una cuffia dell'adidas calcata a forza in testa. Lui si intravede appena, per me è rachitico, e scopare sotto una massa informe di tessuto. La mia amica mi informa del fatto che Brandon fa il DJ. Di mestiere, visto che ha smesso di studiare apposta. A sedici anni.
La nostra protagonista sfoggia un cosplay da zoccola da primo premio praticamente in ogni momento della sua vita, ma Brandon le resiste, e dopo qualche tempo le chiede uno strip via webcam, "da guardare una volta che poi lo cancelliamo".

Tre settimane dopo, mezza città sa che le chiappe di Samantha hanno fatto il giro del web e sono protagoniste dell'unico video non censurato in Nord Corea. Lei ne approfitta per fare quello che farebbe una qualunque persona sana di mente: rincara la dose, dandosi all'arte del maialismo via web con passione e dedizione, in un crescendo di egocentrismo che si ferma solo quando viene convocata dalla polizia postale: l'Associazione Nazionale Pedofili vuole dedicarle un convegno o roba simile, quindi è il caso che smetta. Stronzi, pensa lei.

La madre cazzia la polizia postale, che non capisce la passione per l'elegante arte erotica della figlia. La polizia postale cazzia la figlia perchè sa che non la madre sarebbe tempo perso. La figlia cazzia il padre che non la difende. Il padre prova a cazziare Brandon, che gli riga la macchina. Le amiche di Samantha la cazziano alle sue spalle, e la stessa cosa fa Brandon, che povero caro voleva proiettare i video alle sue serate discodance ma teme di beccarsi una denuncia. Samantha cazzia Brandon perchè l'ha tradita, nel senso che se non si smutanda nei video discodance tornerà a essere una nullità e lui non ha le palle per rischiare. La mia fonte cazzia me perchè in teoria non avrei dovuto dirlo ad anima viva (attenzione, notizia dal futuro).

Quando tutti han finito di cazziare tutti, i genitori di Samantha decidono che la figlia non è una vera artista dell'erotismo quanto un puttanone e riescono a far rimuovere i video delle chiappe del loro tesorino dal web, che a quanto ne so è stata così tanto turbata dalla vicenda da aver ricevuto, come regalo di Natale, una nuova webcam in HD.

"Maialismo in cam 2" è in preproduzione.